Ellevati scritto tutto attaccato.

Lo hai bloccato. Inutile. Lo hai cancellato da tutti i social. Vano. Hai fatto uno sforzo immenso per non pensare più a lui. Eppure…

Già perché arriva l’amico dell’amico dell’amico del nonno del fratello di quello zio lontano che sta in casa di riposo e ha conosciuto una rumena che l’ha poi sposato, che pubblica le tue parole mielose, un “grazie mamma” accompagnato da un diabetico “scusa se non sono più tornato”.

Eh?!ç#@&ç#°

A tua madre chiedi scusa scemo di guerra che non sei altro???

Mi hai fatto piangere migliaia di lacrime che la Sicilia ci irrigava i campi per almeno sedici anni, mi hai fatto perdere così tanti chili che ho dovuto spendere un patrimonio all’Esselunga per riprendermeli (ed ero così incazzata che non ho neanche fatto la raccolta punti per le pentole Alessi) e come se non bastasse mi sono svenata dalla psycho killer perché altrimenti mi sarei trasformata in una serial killer io e tu che fai? Sbuchi dal nulla in un freddo pomeriggio di febbraio con tanto di foto in spiaggia, vicino alle casette di legno tutte colorate, con amici e bambini belli?

Sai che c’è?!?

C’è che ogni volta penso di averti messo una pietra sopra e ogni volta riscopro la voglia di mettertela per davvero. Un bel masso, una lapide di marmo scadente con scritto sopra niente. Non anonima, proprio con scritto niente. Grrrr che rabbia leonina. Che fastidio il potere che il vederti anche solo per un pezzettino e pure sfocato ha su di me. Il mio cuor non batte più per il tuo, da mo’, ma vorrei abbatterti con una mazza da golf! Questo sì. Ti colpirei sul grugno, per darti finalmente quella centra in piena faccia che ti ho promesso quando mi hai liquidata bella bella da ventiduemila chilometri di distanza con un banale “ho smesso”.

E in quel periodo non ero neanche bionda.

C’è chi sgattaiola e chi… scoiattolo!

Gli scoiattoli di Central Park sono tossici perché rubano l’erba che i pusher nascondono sugli alberi. Quelli indiani ti comprano con la loro simpatia per poi affondarti a tradimento i denti nel didietro. Quelli che piacciono a me, tritano le noccioline!

Che siano mandorle, arachidi, noccioline, pistacchi, noci, noci pecan, brasiliane, macadamia o di cocco, non importa. Adoro sgranocchiarle a prescindere, e a tutte le ore. Tanto che, non più tardi dell’estate scorsa, ho pensato di trasferirmi a vivere in un negozio di animali, nel reparto roditori per la precisione. Alla domanda perché, non posso che rispondere “per  ovvie questioni di risparmio economico”. Avete mai considerato la differenza di prezzo tra le barrette di noccioline compresse del supermercato e quelle roditori oriented? Be’, fidatevi, è sostanziale. Si parla di un euro, un euro e mezzo. Mica male. Se poi vogliamo considerare che a quelle belle bestiole viene evitata la concentrazione di  zuccheri che invece spetta a noi umani, arrivo a sostenere con fermezza la mia tesi squit squit: le barrette dei roditori fanno meglio, al portafoglio e alla salute!

Ma torniamo al presente. Complice un capo assente, mi stavo facendo la solita surfata in rete, quando la mia attenzione è caduta su di lui, un oggetto di rara bellezza estetica che ha, addirittura, una sua funzionalità specifica (qualità sempre più rara).

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Trita le noccioline!

Che sogno, che croccantezza, che felicità. A dire il vero non ho ancora capito benissimo dove glie la devi infilare la nocciolina, ma ho già qualche idea potenzialmente plausibile. Comunque, a prescindere dall’inserimento più o meno sadomaso, lo scoiattolo trita noci è appena schizzato in cima alla lista della mia wishlist sotto la voce “come ti vorrei”.

Già immagino a quando lo avrò nella mia cucina. Io lo guarderò, lui mi guarderà, ci ameremo ocularmente tantissimo e poi gli affiderò il mio gheriglio. Oltre che il mio cuore. Lui farà quel che deve e io potrò – l’ammirazione sarà ai vertici del sistema lode mondiale – spargere la polvere di bontà assoluta sui miei cereali mattutini. Così ogni fiocco di riso e mille cereali saprà di nocciolina, ogni millilitro di latte di soia saprà di nocciolina, anche la scodella, forse, saprà di nocciolina.

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E potrò finalmente evitare la modalità odierna che, in sintesi, prevede: inserimento della nocciolina in bocca con conseguente sgranocchiamento, posizionamento della nocciolina smaciullata in una guancia, rilascio graduale dell’ormai paté di nocciolina ad ogni cucchiaiata di corn flakes. Dopo tanti anni di allenamento sono diventata abbastanza bravina a controllare la somministrazione, ma la pratica va eseguita in assoluta solitudine. Se hai un ospite a colazione, soprattutto tra le 8 e le 10 mattino, si consiglia infatti di non mostrargli lo smandibolamento inconsulto, potrebbe generare forti reazioni!

Ma torniamo al mio scoiattolo trita piacere. Lo voglio, lo voglio da quando a dicembre mi sono slogata i polsi per tritare – a mano – centinaia di mandorle per i biscotti di Natale, lo voglio da quando la mia amica Giudy mi ha regalato le formine per fare i cioccolatini ma… (non ho ancora avuto il coraggio di affrontare a mani nude il mattone di cioccolato fondente), insomma: lo voglio ieri, lo voglio oggi, lo voglio domani.

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Altro che polvere di stelle! Balleremo tutta la notte sotto quella di noccioline! Slurp!

Coltiva la tua Clitoria

L’amore non è certo un sentimento che si possa comprare al supermercato, quello vero va coltivato naturalmente, giorno dopo giorno. Come il piacere. Fortunatamente la rete offre il prodotto giusto anche per questo: si chiama Coltiva la tua Clitoria, ed è un kit che contiene tutto il necessario per piantare il virile seme dell’amore e vederlo crescere e fiorire.  Una sorta di parto botanico insomma.

Comunque, oltre alla nota somiglianza della specie floreale chiamata Clitoria con il clitoride umano, e ad una prima considerazione di assoluta inutilità di un prodotto di questo tipo (chissà se lo vendono da Viridea?), bisogna ammettere però che dietro a tutto questo vive un concetto davvero interessante. Tanto brillante quanto sconosciuto (ops, nota polemica!). Si legge, infatti, sulla confezione che Clitoria è un fiore ad altissima sensibilità, e in quanto tale richiede attenzioni speciali. 

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Vero, anzi verissimo. E qui scatta la sinapsi. Anche un po’ arrapata, ma questo perché adoro i giardini botanici in generale e le piante in particolare.

Ma andiamo avanti. Considerato che molti uomini ‘evidentemente’ non hanno in mente nessuna reminiscenza botanica, il kit in questione potrebbe diventare un alleato fondamentale per far capire loro – senza essere troppo esplicite – quanto quel fiorellino esotico (neanche troppo nascosto nel giardino delle mutandine), sia speciale e potenzialmente capace di regalare grandi soddisfazioni.

Non ti servirà più sussurrargli all’orecchio che lì, sì proprio lì, si concentrano 8.000 terminazioni nervose; non dovrai più afferrargli il polso per avvicinare di forza la mano al tuo piacere; non avrai più bisogno di approcciare frustrata l’antica arte del fai-da-te mentre lui fa tutt’altro, NO! Da oggi, dopo l’oblio clitorideo dell’ultimo amplesso, ti basterà lasciargli sul comodino questa piccola scatolina di carta riciclata (p.s. fate un check sul suo inglese prima).

Memorandum, Minaccia, Minchia non ce la puoi fare: qualsiasi sia la natura dell’intenzione che sta dietro a questo simpatico cadeaux, sappiate che un po’ di erotico egoismo non ha fatto mai male a nessuna. Anzi, semmai il contrario.

La sua reazione? E chi se ne importa, tanto quando si sveglierà tu sarai già lontana!

Ovviamente il discorso cambia se sei sgattaiolata fuori dal letto di un partner più o meno fisso (anzi meglio, di uno che comunque sai che rivedrai sotto le lenzuola), o di uno che non rivedrai mai più se non per avversi piani del destino. Nel primo caso, i 12 euro e 19 centesimi (senza tener conto della spedizione) che avete versato per l’acquisto di Clitoria sarebbero ben spesi, nell’altro le cose si fanno leggermente più complesse. La domanda di partenza è: “perché spendere 12,19 euro per un perfetto sconosciuto (riflette sia sul termine perfetto sia su sconosciuto)?

_Mettete una crocetta a fianco della risposta corretta._

a) Perché credo che ogni clitoride femminile meriti le giuste attenzioni a prescindere dalla sua proprietaria.

b) Perché credo che sia importante colpirne uno per educarne cento.

c) Perché credo che salvare l’uomo dalle tenebre dell’ignoranza si trasformerà in buon karma.

d) Perché l’aperitivo che mi ha offerto costava 10 euro e io ne ho spesi 2 di biglietto ATM.

Adesso andate a leggere il vostro profilo su… scherzo!

Personalmente le trovo tutte plausibili, ma se ce n’è una che mi piace più delle altre è la prima perché tratta il piacere femminile in modo condiviso. Il piacere femminile è un diritto di tutte, nessuna esclusa. Dovrebbe essere difeso dalla Costituzione!  Ma se una legge in questo senso non c’è, allora bisogna fare come già tante donne hanno fatto prima di noi: attivare un circolo di mutuo soccorso, del sesso questa volta.

Così, magari non ne gioverai tu stessa che hai sborsato 12 euro, ma arriverà qualcuna dopo di te che potrà godere della fortuna del tuo passaggio. E ti ringrazierà, eccome se ti ringrazierà. Quindi, lasciate stare gli avi nonesi o genovesi, mettete mano al portafoglio e lanciate al vento il seme del piacere con la D maiuscola. 

Magari anche voi, senza saperlo, un giorno godrete della gentilezza di qualche signorina che ha calcato quel letto prima di voi.

Amore… impiccati!

Tutto è già pronto da giorni. Le vetrine dei negozi brulicano di cuoricini (anche le panetterie li hanno conficcati nelle chiacchiere!), i fioristi sbucano eccitati da mazzi di enormi rose a gambo lungo corto medio, i cioccolatini a forma di cuore hanno invaso ogni angolo della città e c’è rosso dappertutto neanche fossimo la Russia di Stalin. Ecco questo è, a più o meno dieci d’anticipo, lo scenario di San Valentino 2014 a Milano. Se poi consideriamo che, come pubblicitaria, San Valentino mi perseguita già da qualche tempo – ma l’amore no – posso affermare con placida rassegnazione che il 14 febbraio mi ha già polverizzato le tube di falloppio. Non posso esimermi dal vivere, e di conseguenza dall’essere quotidianamente circondata da miliardi di cuoricini (in cerca d’infarto!!!), ma posso almeno scegliere di votarmi ad altri interessi. Quindi, sfinita da ore e ore al cardiopalma, recupero ciò che rimane delle mie sinapsi (credo che si siano malate di diabete, troppa dolcezza nell’aria) e mi fiondo in rete a caccia di oggetti, pensieri, cose, case che non abbiano nulla a che fare con il mieloso romanticismo che sento comunque appiccicato addosso.

Mi affaccio su un video di leoni > Si stanno facendo vicendevolmente le coccole. Traditori della vostra feroce natura! Punto allora sicura su uno dei miei siti preferiti, musa di tanti articoli di questo blog, e cosa trovo? Rosso, rosso, rosso e ancora rosso. Ma allora volete il mio sangue? Be’ sapete che c’è, tu, San Valentino dei miei stivali e compagnia bella, andatevene un po’ a… io, troverò una via d’uscita, pensieri zuccherini, cuori palpitanti, farfalline svolazzanti, non mi avrete mai (mi avete già avuto e m’avete fottuto già, fuck!).

Anzi, farò di più, userò subdolamente proprio uno dei tanti gadget sanvalentiniani per mettere una bella lapide con tanto di parola “fine” scolpita sopra su tutta questa faccenda. Rullo di tamburi. Il complice prescelto è una delle cose più stucchevoli, amorevoli, intime, e bla bla bla che Cupido avesse mai potuto inventare.

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Ovviamente Cupido è un genio del marketing che lavora in Barilla. 

Bene, siamo davanti a una delle cose più irrispettose nei confronti dei single che mente umana abbia potuto concepire (lo abbiamo già detto ma di fronte a questo tipo di terrorismo è giusto indignarsi): gli spaghetti dell’amore. Allora, cerchiamo di immaginarci la scenetta: lui all’estremità del tavolo, lei all’altra, lo spaghettone chilometrico nelle fauci d’entrambi e il rumore del risucchio contemporaneo da volta stomaco. Neanche a dirlo non c’è il sugo, almeno questo la fantasia me lo ha risparmiato.

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Ma torniamo a noi e a quanto male faccia al cuore solitario lo spaghettone dell’amore, tanto male che… Messaggio personale per Zucchero Sugar Fornaciari: non ti ci mettere anche tu con quel ricordo del concerto di una vita fa, che tanto è così lontana che non sembra neanche più la mia. E poi tu non sei a Cuba? Lascia stare la mia memoria a lungo termine che sembra una persecuzione e pensa a Fidel!

Ok, adesso che anche Sugar è al suo posto, sentite bene che piano diabolico ho congegnato nella mia testolina. Allora, lo spaghetto è abbastanza lungo per diventare una corda, è abbastanza flessibile per trasformarsi in un cappio (l’immagine sotto lo dimostra e in senso lato insinua anche che l’amore è una cosa che se non t’uccide quanto meno ti strozza), e il pack può essere usato al posto della sedia.

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Il giorno è deciso: 14 febbraio 2014. L’eco dei due numeri uguali ha anche un non so che di affascinante per morire. Comunque, tornando seri per un attimo, ovviamente non ho in mente gesti folli, sia mai che qualcuno si preoccupi e dia vita ad una task force anti-suicidio di cuore. Massimo massimo mi limiterò a far esalare l’ultimo respiro a Roger, il dildo a forma di coniglio che dorme sopito nei miei cassetti, solo perché l’ho battezzato con un nome da uomo, e quindi possibile innamorato, fidanzato, marito… omioddio!

Ma probabilmente risparmierò anche lui, quando mi guarda con quelle sue belle orecchiette non posso proprio dirgli di no, è troppo tenero! A conti fatti quindi non mi toglierò dalle spese, non impiccherò Roger perché parlo parlo ma alla fine niente niente, non lancerò un missile intelligente sulla casa di chi si io, non farò nulla di pazzo e folle (tipo rubare un cuore in attesa di trapianto!), non manderò bacini a destra a e a manca facendo gli auguri alle mie amiche. E non starò neanche a casa a rosicare ingolfandomi di cioccolatini a forma di cuore, no!

Ho in mente grandi piani alternativi invece per il mio “San Valentino Impiccati”. Quali? Rivelarmi un segreto fin ora taciuto, e dirmi finalmente – e sentitamente – “Giorgina io ti amo”!

Ti amo. In un batter d’ali.

C’erano una volta le farfalle nello stomaco. Bastava sentire un battito d’ali tra l’ombelico e il cuore  per sapere se eri innamorato. Ma i tempi cambiano. E anche le farfalle. Forse perché oggi gli stomaci sono troppo pieni di schifezze – junk food, alcol, pastiglie di vitamine, sostanze tossiche varie – ma sembra proprio che le leggiadre creature dell’amore abbiano scelto di traslocare altrove. Un po’ come le storia delle lucciole che non luccicano più. Ma dove? La risposta, non ovvia e di certo mai scontata, ancora una volta l’abbiamo trovata racchiusa tra le maglie della rete.

Le farfalle si sono trasferite solo un po’ più in su: sulle ciglia.

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Non hai più bisogno di metterti in ascolto dei tuoi organi interni per capire se è amore, le hai sempre nel campo visivo e puoi far finta pubblicamente di essere innamorato pur odiando l’intero genere. Fa niente se pesano 20 grammi e una volta che hai chiuso gli occhi probabilmente non riuscirai più ad aprirli. Fa niente se – dopo giorni di allenamento palpebrale – farai strage di moscerini sbattendo gli occhioni. E fa niente anche se non saranno farfalle. Già perché per sembrare innamorato puoi scegliere altri soggetti, sempre volatili, come ad esempio i pavoni. Così puoi pavoneggiarti allegramente del tuo sentimento anche se di pavoni nello stomaco non si è mai sentito parlare.

Di tacchini sì, di polli sì, di pavoni… no! E comunque, che si tratti di farfalle o di uccellacci altri, una cosina va notata: le farfalle non svolazzano su eleganti pistilli come sarebbe pensabile, poggiano invece su quel che a me sembra senza ombra di dubbio alcuno “un bel palco di corna”. Ma se è davvero così, cosa può star a significare questo? Che siamo di fronte all’evoluzione evoluta in tutto e per tutto delle tradizionali farfalle dello stomaco che ora si presentano comprensive di prospettiva futura? Ovvero corna?

Sarà che io ultimamente di amore non ci capisco – appunto – un corno, ma alle farfalle nello stomaco (così come a quelle negli occhi), preferisco ancora i bruchi nell’erba.