NESPRESSO What Else?

Erano le 11 di sabato mattina e già mi sentivo felice per aver fatto l’unica cosa che mi ero ripromessa di fare. Avevo preso il mio sacchettino, il mio trammino, e veloce come un ghepardo sul mio tacchino (non nel senso faunistico del termine ovviamente, nel caso contrario avrei potuto evitare di prendere i mezzi pubblici e cavalcarlo fino al luogo prestabilito tra gli occhi stupiti dei milanesi ancora assonnati) mi ero infilata alla Coin per A) riciclare le cialde di caffé usate, B) acquistare quelle nuove .

Ok ok ok, se qualcuno fra voi mi conosce e si sta chiedendo cosa ci facessi di sabato mattina in giro per Milano con i tacchi dovrà accettare che avevo semplicemente voglia di metterli. Gli altri lo chiamano “pre-ciclo”. Trascuriamo ora tutto il discorso sul fatto che ho ancora un male ai muscoli femorali che non mi spiego, e andiamo avanti spediti.

Insomma, dicevo, ero alla Coin. Al bancone non c’era nessuno, mi stavo già fiondando quando… “il numerino, deve prendere il numerino perché se arriva qualcuno col numerino le passa avanti”. Scusa??? Non c’è anima viva nel raggio di 200 metri e io devo comunque prendere il numerino? … e sprecare ancora carta? … e tagliare ancora degli alberi per vederli trasformati in fottutissimi numerini?

Ok ok ok, prendo sto benedetto numerino e in due passi sono davanti al bancone: 5 Darkan e 5 Kazar per favore. Prendo, pago, ri-ciclo e scrocco un caffè. La mia Nespresso girl se ne torna in postazione. Arriva un’altra cliente con il suo Tutor Nespresso. Caffè anche per lei. Sorriso di routine. Niente zucchero. Sguardo complice al “siamo già abbastanza dolci”. Biscottino! Biscottino? E io? Mosso da pietosità, pure io riesco ad avere un biscottino. Mi sento un alano (merito dei tacchi) che riceve un biscotto a forma di ossicino gusto pollo. Felicità. Scodinzolo.

Torno a casa. Quello che dovevo fare l’ho fatto. Mi godo la soddisfazione di chi sa di aver fatto il suo dovere e scelgo di premiarmi con una giornata dedicata al relax più assoluto. Ce la faccio. Poi, arriva domenica. Poi lunedì. Poi martedì. Poi un messaggio.

Il numero non lo conosco. Figurati la persona al quale appartiene. Ci scriviamo per capire perché costui abbia il numero di colei, ovvero io. Non c’è motivo. Non ci conosciamo. Non ci siamo mai visti.

Non è vero.

Ci siamo già visti. Mi ha anche già sgridato. E’ quello del numerino. E’ la risposta inaspettata all’inaspettata voglia di quel sabato di mettere i tacchi? Mi piace pensarlo. E’ l’ “ecco perché” in ritardo di soli tre giorni. Il “fidati” che può sempre accadere qualcosa di inaspettato, gratificante e bello. E’ la pacca sulla spalla dall’amico karma.

Grazie vita!

Comunque, il come tutto ciò sia potuto succedere è ancora avvolto nel mistero. Costui ha il numero di costei però costei non ha mai dato il numero a costui. Mmmmm. Com’è possibile? Quale perché nasconde?

Disattenzione o calcolata attenzione? Discalculia o sovreccitazione da sudoku? Bah, nella vita alcune cose succedono per piacere e altre per sbaglio, alcune per casualità e altre per fatalità, alcune sono solo coincidenze, altre,  snodi esistenziali.

Questa cos’è? E chi lo sa. Non è a posteri che si fa la storia?

to be continued

 

 

 

 

 

Cosa ti preparo per cena?

Si informa la gentile clientela che il menù del giorno – causa simulazione di spesa online e definitiva presa di coscienza che al signor Caprotti non si possono donare così 7,90 euro, prevede comunque un secondo piatto di tutto rispetto. Chi fosse interessato a far sfavillare le proprie papille gustative non ha che da prenotare entro e non oltre le ore 19.00 di oggi.

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Murakami, Unicorni e il Paese delle meraviglie.

La mia passione per gli unicorni ormai non è più un segreto per nessuno, neanche per il karma. Poche settimane fa, nel bel mezzo di una crisi “e adesso cosa leggerò mai?” mi è capitato per le mani “La fine del mondo e il paese delle meraviglie” di Murakami che in copertina ha… un bell’unicorno.

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Così ho deciso che avrei letto lui.

All’inizio l’ho affrontato come se fosse un libro da leggere per distrarmi, poi però – dopo che entrano in scena gli unicorni  ovviamente – la cosa si è fatta seria. Non riesco a staccarmene, i due racconti che si intrecciano mi portano da ormai una settimana in un vortice di allucinazioni folli, con o senza unicorni annessi. Il mio kobo dice che manca circa 1,5 ore al the end. Io spero non altrettante alla mia personale fine del mondo. Nell’attesa, come il protagonista del libro, cerco qualcosa da fare aspettando la conclusione.

Lui compra sigarette, va a far asciugare della biancheria intima rosa in quello che chiama essiccatore, noleggia una Toyota Carina 1800 GT, io invece… be’, io sogno. Non la fine del mondo, no!,  io sogno il paese delle meraviglie. E mentre lo faccio ecco che la meraviglia viene a me. Di nuovo il karma, di nuovo sotto forma di unicorno. Tu chiamala coincidenza, ma…

3f8defbd03223453b9ea4ad2550aa60a… questa volta è tutto molto più facile e realizzabile. Almeno per me che ho già un gatto. Avessi dovuto prenderne uno nuovo da unicornizzare sarebbe stato più complesso, ma così… è un gioco da ragazzi, anzi, da felini. Aiko preparati, il tuo unicorno ci aspetta, brillerà nella notte e illuminerà l’arcobaleno, quello con tanti colori, quello della felicità: la nostra!