Murakami, Unicorni e il Paese delle meraviglie.

La mia passione per gli unicorni ormai non è più un segreto per nessuno, neanche per il karma. Poche settimane fa, nel bel mezzo di una crisi “e adesso cosa leggerò mai?” mi è capitato per le mani “La fine del mondo e il paese delle meraviglie” di Murakami che in copertina ha… un bell’unicorno.

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Così ho deciso che avrei letto lui.

All’inizio l’ho affrontato come se fosse un libro da leggere per distrarmi, poi però – dopo che entrano in scena gli unicorni  ovviamente – la cosa si è fatta seria. Non riesco a staccarmene, i due racconti che si intrecciano mi portano da ormai una settimana in un vortice di allucinazioni folli, con o senza unicorni annessi. Il mio kobo dice che manca circa 1,5 ore al the end. Io spero non altrettante alla mia personale fine del mondo. Nell’attesa, come il protagonista del libro, cerco qualcosa da fare aspettando la conclusione.

Lui compra sigarette, va a far asciugare della biancheria intima rosa in quello che chiama essiccatore, noleggia una Toyota Carina 1800 GT, io invece… be’, io sogno. Non la fine del mondo, no!,  io sogno il paese delle meraviglie. E mentre lo faccio ecco che la meraviglia viene a me. Di nuovo il karma, di nuovo sotto forma di unicorno. Tu chiamala coincidenza, ma…

3f8defbd03223453b9ea4ad2550aa60a… questa volta è tutto molto più facile e realizzabile. Almeno per me che ho già un gatto. Avessi dovuto prenderne uno nuovo da unicornizzare sarebbe stato più complesso, ma così… è un gioco da ragazzi, anzi, da felini. Aiko preparati, il tuo unicorno ci aspetta, brillerà nella notte e illuminerà l’arcobaleno, quello con tanti colori, quello della felicità: la nostra!